domenica 2 agosto 2020

A Tout Cœur

2 Agosto 2020

Oggi mi sono svegliato presto, ho preparato meticolosamente tutto il materiale, fatto un pranzetto leggero e verso mezzogiorno ero al parcheggio della Carelle. L'intenzione sarebbe quella di scalare in solitaria auto-assicurato la via Chlorochose di Christian e Martin Guyomar, giusto a destra delle Dalles Grises, una delle prime vie della parete aperta nel 1976.

Trovo la catena di calata circa 15mt a sinistra delle calate delle  Dalles Grises, guardando il Verdon. Calo la statica con un piccolo sacco contenente la corda da scalata nella speranza, vana, che non si fermi su qualche cengetta o albero: calandomi devo fermarmi 3/4 volte per far ridiscendere il sacco ma alla fine con una bella calatona di 145mt, prendo piede sul Jardin des Écureuils.

Sono sorpreso di trovare tre francesi, seduti all'ombra degli alberi che intendono scalare la mia stessa via. In effetti, trattandosi di una via facile, non esposta, molto ben chiodata e situata nel settore meno impressionante e più abbordabile non dovrebbe esserci nulla di strano, ma non avevo preso in considerazione la possibilità che ci fosse qualcun altro sulla via. 

Sul primo tiro, ci son già 4/5 rinvii in posto, segno che hanno provato a salire ma son ridiscesi; mi dicono che se voglio posso partire io per primo, che sicuramente sarò più veloce di loro. Faccio notare che al contrario, essendo in auto-assicurazione sarò più lento di un cordata, in quanto devo ridiscendere il tiro scalato, togliere il materiale e la sosta e poi di nuovo risalire.

Propongo di fare due cordate da 2 e risolvere cosi ogni problema ma incomprensibilmente mi dicono di No. Solo dopo una buona mezz'ora persa a preparare tutto per la scalata, un attimo prima di partire il più loquace dei tre mi dice che si può fare. 

Mi sembrano piuttosto indecisi ed insicuri, ma tenere una corda spero siano capaci. 

Parto assicurato da Lionel ed in breve scaliamo i primi due tiri; fa caldissimo ma le difficoltà sono molto contenute nell'ordine del 5C.

Ricordo una situazione simile durante la scalata della via Kor sulla Castelton Tower nello Utah; allora c'erano più di 40°, la via era al sole ma Io dissi a Gigi Crippa che se non ero capace di scalare un Sesto grado col caldo ero proprio una sega. 

Gli altri due, nel frattempo non erano ancora partiti e si attardavano inspiegabilmente; il mio socio era imbranatissimo nel darmi corda, ma in qualche goffa maniera ci riusciva. 

Dopo altri 2 tiri il perdiamo di vista e dopo ancora 3 lunghezze, le ultime due scalando all'ombra, pervengo sul bordo della falesia proprio all'altezza della grossa catena di calata. 

In effetti, sarebbe stata la via perfetta per impratichirsi con le manovre di auto-assicurazione: sarà per un'altra volta.

Recupero il compagno che sale con un po' di fatica ma senza grossi problemi. Recuperare 150mt di statica è un tantino più faticoso: dopo averla rimessa ordinatamente nel saccone la trasporto al pulmino poco distante.

Quando ritorno, Lionel mi dice che i suoi due amici sono bloccati alla quarta sosta, che non so quale possa essere; uno dei due ha male ad un polso e sono senz'acqua. La faccio breve: torno al pulmino, calo Lionel fino ai compagni con la statica, carico d'acqua e di maniglie Jumar finché non  sento più il suo peso sulla corda. Dopo un po' di tempo, capisco che intende risalire e lo riporto sul bordo; ha parlato con i due compagni, uno dei quali sembra essere un vero espertone e sembra che possano cavarsela da soli, avevano solo bisogno dell'acqua.

Dopo altre 3 ore, ormai alle 20:30, la coppia di speed climber che farebbe invidia al duo Caldwell-Honnold, grazie all'aiuto determinante di una coppia di marsigliesi  che caricata anche delle loro due corde emerge sull'altopiano per nulla carica di vergogna, anzi direi con fare soddisfatto.

"Non c'è peggior preso di chi non sa di esserlo".

Per finire in bellezza, cerco inutilmente di aiutare uno strano personaggio di nome Philippe che si aggirava ballonzolando sul bordo dell'Abisso e spostava dal ciglio ogni più piccolo sassolino; la sua auto non partiva per un problema di batteria scarica.

Solo dopo aver collegato i cavi al mio pulmino mi dice che il problema forse è di altra natura, poiché l'auto non parte.

Lo accompagno quindi a la Palud , dove arrivo che è quasi buio; gentilmente rifiuto l'invito al Bar e me ne torno spedito al campeggio, vedendo che il tizio al contrario si fionda comunque da Lou Cafetie.

L'auto può aspettare.

La via scalata sostituisce l'indecente A Tout Cœur, una via di M. Suhubiette che si sovrappone in gran parte a a Spitophage pervers, la via di Guyomar aperta come risposta all'apertura di Dingomaniaque, sulla quale secondo Christian si è fatto eccessivamente ricorso al perforatore.

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