venerdì 10 aprile 2020

L'Epoca dei Fienili



Così l'aveva definita, nel suo bel libro sul Verdon, Bernard Vaucher.
Ci penso spesso con nostalgia a quel periodo, a cavallo tra gli anni sessanta ed i settanta, che io stesso ho vissuto soltanto nell'ultima fase, ed in un ambito differente rispetto a quello francese a cui fa riferimento il titolo di questo scritto.
Curiosamente la stessa nostalgia che provo pensando al tramonto dell'ideale socialista come tentativo di risoluzione delle disuguaglianze.
Forse i germi del cambiamento sono già all'interno di ogni fenomeno sociale e sono destinati a modificarne l'essenza. Così come inizialmente i giovani desiderarono vivere e praticare la montagna in maniera diversa dai loro predecessori, in seguito, alcuni tra questi giovani, a partire dagli anni ottanta, cominciarono sempre più a focalizzare le loro attenzioni sui numeri e sulle prestazioni e meno sull'aspetto giocoso e scanzonato della loro attività.
In alcuni luoghi come Yosemite, furono addirittura le autorità ad ostacolare queste aggregazioni di scalatori, che con il loro rifiuto della società consumistica e dei suoi derivati mettevano in discussione l'intero American Way of Life.
I numeri, la prestazione, gli allenamenti da una parte: l'atmosfera di una serata intorno al fuoco, di una bevuta tra amici, del bivacco in una grotta dall'altra. Cercare di fare in modo che una cosa non escluda l'altra in un equilibrio difficile tra sport e stile di vita a contatto con la natura.
Cerco sempre nella mia attività, sia in montagna che in falesia, di non dimenticarmi mai cosa mi spinse ,quand'ero poco più che un ragazzo, ad odiare pomeriggi domenicali passati al cinema od al bar ed a desiderare qualcosa di più autentico, soddisfacente, vero.
Quando scoprii la montagna, di colpo sentii di avere risolto tutti i miei problemi: avevo trovato una cosa meravigliosa a cui dedicare tutto me stesso ed i miei interessi.
All'inizio fu soprattutto il desiderio di immergermi in luoghi incontaminati e puri, che mi ricordavano le ambientazioni dei fumetti su cui fantasticavo da bambino.
Camminare tra i boschi, incantarmi nel veder scorrere un ruscello in una radura, ammirare la bellezza dei monti e volerne raggiungere le cime. E poi , seguendo un percorso naturale, volere arrampicare sui dirupi, sulle rocce, godere nel sentire il mio corpo in movimento.
Anche ora che, causa l'età, dedico più tempo alla dimensione sportiva dell'arrampicata, provo a non scordarmi dell'iniziale, istintiva ricerca di libertà e semplicità che mi fece scegliere l'alpinismo come mezzo di appagamento e realizzazione di me stesso.
Come quando avevo il negozio e mi sentivo appagato per il fatto di riuscire, dal mio punto di vista, a conciliare lavoro, montagna e famiglia.
E nel progettoverdon mi piacerebbe riuscire a fare lo stesso: tenere insieme performance, avventura, vita semplice e sana, sballo in un'unica grande festa di celebrazione della vita.

(riflessioni mattutine del 2 aprile 2020)

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